giovedì 14 ottobre 2004

In che cosa consiste la vita consacrata



Sia lodato Gesù Cristo!

Reverendissimi padri – padre Protoarchimandrita e padri Consultori Generali, [...].
Il vero pentimento consiste nello stare quotidianamente davanti a Dio con il cuore contrito, così come preghiamo durante la Divina Liturgia: “... non Ti darò il bacio come Giuda, ma come il ladrone mi confesso a Te...”, “... i Tuoi Santi Misteri non mi siano per il giudizio né a condanna...”, “... preghiamo per la fine cristiana della nostra vita... e la risposta buona al Giudizio terribile di Cristo...”.
Il monaco non deve temere il Giudizio di Dio se veramente cammina nella verità davanti al Volto di Dio, se ha lo spirito del pentimento e realmente cerca in primo luogo il Regno di Dio e la Sua giustizia (cfr. Mt. 6, 33), se veramente realizza l’appello che viene ripetuto più volte durante la Divina Liturgia: “... tutta la nostra (mia) vita consegniamo a Cristo Dio”.
Molti monaci hanno imparato a parlare teologicamente e psicologicamente, ma questo non basta. Il pentimento consiste nel realizzare – incarnare la Parola di Dio. Chi non fa questo è simile all’uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia (cfr. Mt. 7, 27).
Se i monaci non si convertono interiormente in modo veritiero non potranno essere luce e sale di questo mondo (cfr. Mt. 5, 14), ma saranno solamente sale insipido calpestato da uomini (cfr. Mt. 5, 13). Il cardinale Tomascek disse: “È più facile che si convertano dieci prostitute che un orgoglioso frate – sacerdote”. L’ostacolo maggiore del risveglio spirituale in Ucraina e in tutta la Chiesa sono i monaci tiepidi. Gesù raccontò la parabola del fico sterile: il padrone venne a raccogliere i frutti ma non li trovò. Allora disse al giardiniere: Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno? Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai (Lc. 13, 6-8).
Ogni monaco può fare a se stesso la domanda: Non dice ora Gesù la stessa parola anche a me? Porto io veramente il frutto degno del pentimento (cfr. Mt. 3, 8)? Giovanni Battista ha detto ai farisei ed ai sadducei: Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!” (Abbiamo San Basilio per padre!). Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare (alla vita) figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco(Mt. 3, 5-10).
Ogni monaco – sacerdote chieda a se stesso: Riguardano me queste parole? Ogni uomo deve lungo tutta la vita fare il pentimento, e in primo luogo i monaci. Loro devono essere l’esempio di penitenza per tutti altri. Nel Vangelo Gesù si rivolge verso i peccatori e i pubblicani con misericordia, ma alle persone ecclesiali (scribi, farisei, sadducei) si rivolge con parole dure. Li chiama sepolcri imbiancati, razza di vipere, ipocriti (cfr. Mt. 23, 27). Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare (Mt. 23, 13).
Se la struttura monastica uccide spirito del pentimento e coloro i quali con cuore sincero sono entrati nell’Ordine per seguire Cristo non possono realizzare questo, a questi san Basilio Magno parla nella regola ampia 36. Egli ordina di abbandonare tale monastero e tali frati e li chiama pagani (come dice la Parola di Dio: “... sia per te come pagano e pubblicano” (Mt. 17, 18)).
Che cos’è il bene vero dell’Ordine? Liquidare coloro che vogliono seguire Cristo e permettere che lo spirito di questo mondo e di ipocrisia non abbandoni l’Ordine? O aprire le porte all’autentica riforma e rinnovamento dell’Ordine? Se l’Ordine educa autentici monaci, discepoli di Cristo, se i superiori possono dire ai loro sudditi con sincerità similmente come disse santo apostolo Paolo: “Siate come me” (Gal. 4, 12), allora scenderà la benedizione su Ucraina e su tutto l’Ordine. Ma se nell’Ordine dominerà spirito farisaico e ucciderà i monaci sinceri che vogliono seguire Cristo, tale Ordine diventerà dannoso per la Chiesa.
Padre Protoarchimandrita, padri Consultori, padri Provinciali, Voi avete la responsabilità quale strada scegliere. Una volta Dio disse a Mosè e ora lo dice a Voi: ...Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita,... (Deut. 30, 19). Voi fate scelta non solo per sé ma anche per altri membri dell’Ordine i quali possono smarrirsi a causa di vostra disobbedienza a Dio perché voi esigete da loro l’obbedienza, ma allo stesso tempo voi stessi vi comportate in modo tale che è al limite del peccato contro lo Spirito Santo. Voi vedete bene qual’è la verità e che cos’è la vita di Dio, tuttavia, questa vita di Dio Voi la uccidete coscientemente. Uccidere fisicamente un uomo è crimine, ma omicidio spirituale è il crimine più grave e questa lettera sarà la testimonianza contro di Voi non solo dopo la morte, ma già qui gli stessi monaci si alzeranno contro di Voi e Vi condanneranno, se anche ora vi opponete allo Spirito Santo (cfr. Atti 7, 51-54). Preghiamo per Voi affinché apriate i vostri cuori e riceviate lo spirito del pentimento e che Dio possa agire per mezzo vostro e Voi diventiate l’esempio di pentimento e di autentico zelo a tutti consacrati. [...].
Quando si annuncia la Parola di Dio si crea l’opposizione. Perché? Perché si tratta della lotta spirituale, della salvezza delle anime, della loro vita o dannazione eterna.
Comprendi, quanto sia grande la responsabilità dei sacerdoti e soprattutto dei monaci che loro con la potenza di Dio diano la testimonianza dell’unico Salvatore Gesù Cristo con tutta la loro vita e non con le frasi vuote. È una responsabilità grande. Se qualcuno testimonia così Gesù Cristo e il Suo Vangelo, prima o poi arriva all’inimicizia dura con lo spirito di questo mondo, con false filosofie e false vie spirituali verso la salvezza. In questa lotta spirituale il monaco – sacerdote deve resistere. Quando in questa lotta lui difende l’essenziale – Cristo e il Suo Vangelo, affinché rimanga in silenzio e non difenda quel essenziale iniziano ad accusarlo di essere l’uomo orgoglioso, non virtuoso, uno che si difende e sempre giustifica se stesso. In questo caso solo chi non vuole non discerne che essere falsamente virtuoso e ritirarsi indietro in questa lotta è il tradimento di Cristo! (vedi le epistole del santo apostolo Paolo e le parole di Gesù Cristo nei Vangeli a proposito della persecuzione a causa del Vangelo). [...].
Dalla Lettera al reverendissimo padre Protoarchimandrita Basilio Koubyč scritta il 14 ottobre 2004.

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