Sia lodato Gesù Cristo!
Reverendissimi padri – padre Protoarchimandrita e padri Consultori Generali, [...].
Reverendissimi padri – padre Protoarchimandrita e padri Consultori Generali, [...].
Il vero pentimento consiste nello stare
quotidianamente davanti a Dio con il cuore contrito, così come preghiamo
durante la Divina
Liturgia: “... non Ti
darò il bacio come Giuda, ma come il ladrone mi confesso a Te...”, “... i Tuoi
Santi Misteri non mi siano per il giudizio né a condanna...”, “... preghiamo
per la fine cristiana della nostra vita... e la risposta buona al Giudizio
terribile di Cristo...”.
Il monaco non deve temere il Giudizio di Dio se veramente
cammina nella verità davanti al Volto di Dio, se ha lo spirito del pentimento e
realmente cerca in primo luogo il Regno di Dio e la Sua giustizia (cfr. Mt. 6,
33), se veramente realizza l’appello che viene ripetuto più volte durante la Divina Liturgia: “... tutta la nostra (mia) vita consegniamo
a Cristo Dio”.
Molti monaci hanno imparato a parlare teologicamente
e psicologicamente, ma questo non basta. Il pentimento consiste nel realizzare
– incarnare la Parola
di Dio. Chi non fa questo è simile all’uomo stolto che ha costruito la sua casa
sulla sabbia (cfr. Mt. 7, 27).
Se i monaci non si convertono interiormente in
modo veritiero non potranno essere luce e sale di questo mondo (cfr. Mt. 5,
14), ma saranno solamente sale insipido calpestato da uomini (cfr. Mt. 5, 13).
Il cardinale Tomascek disse: “È più
facile che si convertano dieci prostitute che un orgoglioso frate – sacerdote”.
L’ostacolo maggiore del risveglio spirituale in Ucraina e in tutta la Chiesa sono i monaci
tiepidi. Gesù raccontò la parabola del fico sterile: il padrone venne a
raccogliere i frutti ma non li trovò. Allora disse al giardiniere: ““Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non
ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”
Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò
zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per
l’avvenire; se no, lo taglierai”” (Lc. 13, 6-8).
Ogni monaco può fare a se stesso la domanda: Non
dice ora Gesù la stessa parola anche a me? Porto io veramente il frutto degno
del pentimento (cfr. Mt. 3, 8)? Giovanni Battista ha detto ai farisei ed ai
sadducei: “Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di
poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della
conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per
padre!” (Abbiamo San Basilio
per padre!). Perché io vi dico che
da queste pietre Dio può suscitare (alla vita) figli ad Abramo. Già la scure è posta alla
radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e
gettato nel fuoco” (Mt. 3, 5-10).
Ogni monaco – sacerdote chieda a se stesso: Riguardano
me queste parole? Ogni uomo deve lungo tutta la vita fare il pentimento, e in
primo luogo i monaci. Loro devono essere l’esempio di penitenza per tutti
altri. Nel Vangelo Gesù si rivolge verso i peccatori e i pubblicani con misericordia,
ma alle persone ecclesiali (scribi, farisei, sadducei) si rivolge con parole
dure. Li chiama sepolcri imbiancati, razza di vipere, ipocriti (cfr. Mt. 23,
27). “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli
davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno
quelli che vogliono entrare” (Mt. 23, 13).
Se la struttura monastica uccide spirito del
pentimento e coloro i quali con cuore sincero sono entrati nell’Ordine per
seguire Cristo non possono realizzare questo, a questi san Basilio Magno parla
nella regola ampia 36. Egli ordina di abbandonare tale monastero e tali frati e
li chiama pagani (come dice la
Parola di Dio: “... sia
per te come pagano e pubblicano” (Mt. 17, 18)).
Che cos’è il bene vero dell’Ordine? Liquidare
coloro che vogliono seguire Cristo e permettere che lo spirito di questo mondo
e di ipocrisia non abbandoni l’Ordine? O aprire le porte all’autentica riforma e
rinnovamento dell’Ordine? Se l’Ordine educa autentici monaci, discepoli di
Cristo, se i superiori possono dire ai loro sudditi con sincerità similmente
come disse santo apostolo Paolo: “Siate
come me” (Gal. 4, 12), allora scenderà la benedizione su Ucraina e su tutto
l’Ordine. Ma se nell’Ordine dominerà spirito farisaico e ucciderà i monaci
sinceri che vogliono seguire Cristo, tale Ordine diventerà dannoso per la Chiesa.
Padre Protoarchimandrita, padri Consultori, padri
Provinciali, Voi avete la responsabilità quale strada scegliere. Una volta Dio
disse a Mosè e ora lo dice a Voi: “...Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e
la maledizione. Scegli dunque la vita,...” (Deut. 30, 19). Voi fate scelta non solo
per sé ma anche per altri membri dell’Ordine i quali possono smarrirsi a causa
di vostra disobbedienza a Dio perché voi esigete da loro l’obbedienza, ma allo
stesso tempo voi stessi vi comportate in modo tale che è al limite del peccato contro
lo Spirito Santo. Voi vedete bene qual’è la verità e che cos’è la vita di Dio,
tuttavia, questa vita di Dio Voi la uccidete coscientemente. Uccidere
fisicamente un uomo è crimine, ma omicidio spirituale è il crimine più grave e
questa lettera sarà la testimonianza contro di Voi non solo dopo la morte, ma
già qui gli stessi monaci si alzeranno contro di Voi e Vi condanneranno, se
anche ora vi opponete allo Spirito Santo (cfr. Atti 7, 51-54). Preghiamo per
Voi affinché apriate i vostri cuori e riceviate lo spirito del pentimento e che
Dio possa agire per mezzo vostro e Voi diventiate l’esempio di pentimento e di
autentico zelo a tutti consacrati. [...].
Quando si annuncia la Parola di Dio si crea
l’opposizione. Perché? Perché si tratta della lotta spirituale, della salvezza
delle anime, della loro vita o dannazione eterna.
Comprendi, quanto sia grande la responsabilità dei
sacerdoti e soprattutto dei monaci che loro con la potenza di Dio diano la
testimonianza dell’unico Salvatore Gesù Cristo con tutta la loro vita e non con
le frasi vuote. È una responsabilità grande. Se qualcuno testimonia così Gesù
Cristo e il Suo Vangelo, prima o poi arriva all’inimicizia dura con lo spirito
di questo mondo, con false filosofie e false vie spirituali verso la salvezza.
In questa lotta spirituale il monaco – sacerdote deve resistere. Quando in
questa lotta lui difende l’essenziale – Cristo e il Suo Vangelo, affinché
rimanga in silenzio e non difenda quel essenziale iniziano ad accusarlo di
essere l’uomo orgoglioso, non virtuoso, uno che si difende e sempre giustifica
se stesso. In questo caso solo chi non vuole non discerne che essere falsamente
virtuoso e ritirarsi indietro in questa lotta è il tradimento di Cristo! (vedi
le epistole del santo apostolo Paolo e le parole di Gesù Cristo nei Vangeli a
proposito della persecuzione a causa del Vangelo). [...].
Dalla Lettera al reverendissimo padre
Protoarchimandrita Basilio Koubyč scritta il 14 ottobre 2004.
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